Il pressfitting in acciaio inox e la disinfezione degli impianti di acqua sanitaria negli ospedali
Ormai il pressfitting in acciaio inox è il sistema più utilizzato per realizzare le condutture di acqua sanitaria e potabile negli ospedali. Il suo successo è dato da una serie di caratteristiche vincenti quali la velocità d’installazione, la completa igienicità e, non per ultimo, la buona durata nel tempo nonostante i cicli di sanificazione, indispensabili per mantenere gli impianti liberi da virus e batteri potenzialmente pericolosi per la salute.
La lotta contro virus e batteri nelle strutture sanitarie è un argomento sempre più importante, in questo articolo cercheremo di approfondire meglio quali sono le esigenze di sanificazione, la resistenza dei diversi materiali utilizzabili per realizzare gli impianti sanitari e, non per ultimo, il perché l’acciaio inox AISI 316L sia il più utilizzato.
All’interno degli ospedali abbiamo bisogno di mantenere sempre il più elevato livello d’igiene, proprio perché le persone che fanno ricorso alle cure, spesso hanno un sistema immunitario indebolito o sono affette da patologie che potrebbero essere peggiorate dall’ulteriore esposizione a virus e batteri.
Per questo motivo, i nosocomi sono soggetti a strettissimi protocolli riguardo ai cicli di sanificazione di ambienti e attrezzature.
Anche gli impianti di acqua sanitaria e potabile devono essere periodicamente sanificati tramite sostanze chimiche, spesso si tratta di composti con presenza di cloro che, se dal lato della sanificazione hanno prestazioni eccellenti, di contro potrebbero nel tempo portare ad un’usura precoce di raccordi e tubazioni.
Se per gli scopi domestici più comuni, i materiali solitamente più utilizzati per gli impianti idraulici sono la plastica e il rame, quando abbiamo a che fare con utenze professionali, come possono essere quelle industriali oppure – come in questo caso – gli impianti di acqua sanitaria per gli ospedali, abbiamo bisogno delle qualità superiori dell’acciaio inox.
Perché l’uso dell’acciaio inox AISI 316L è importante negli ospedali?
A differenza di plastiche e rame, l’acciaio inox, soprattutto la sua variante AISI 316L, possiede un’arma di difesa in più: si chiama “autopassivazione”.
Al passaggio dell’acqua (H₂O), l’ossigeno che contiene al suo interno può legarsi con il cromo presente nelle tubazioni in acciaio inox 316L, creando un sottile strato di ossido di cromo. Questo fenomeno è appunto chiamato autopassivazione, e contribuisce anche se in minima misura a:
- Fornire protezione alle tubazioni contro l’ossidazione;
- Combattere la formazione di biofilm batterico.
L’autopassivazione nell’acciaio AISI 316L
Nella sigla “316L”, la lettera “L” significa “Low Carbon”, ovvero: bassa percentuale di carbonio.
L’acciaio inox 316L ha un basso tenore di carbonio nella sua lega, uguale o minore allo 0,03 percento della massa, mentre l’acciaio 316 ad esempio, ha una percentuale di carbonio uguale o minore allo 0,07.
Essendoci un ridotto tenore di carbonio, il cromo presente nella lega dell’acciaio AISI 316L ha minori possibilità di legarsi con esso.
Maggiore è la quantità di cromo libero da legami, maggiore è la disponibilità di cromo in grado di combinarsi con l’ossigeno, per creare il sottile strato di ossido di cromo che fornisce la protezione contro la corrosione nell’acciaio inox.
Altre due doti importantissime dell’acciaio inox AISI 316L sono la sua estrema liscezza e la facilità con cui esso può essere igienizzato.
Le tubazioni per il passaggio dell’acqua sanitaria, infatti, devono essere il più lisce possibili, questa caratteristica è in grado di contrastare l’insediamento del biofilm sulle superfici interne dei tubi. Una volta che il biofilm si è insediato, infatti, è molto difficile poterlo rimuovere, meglio quindi scegliere un materiale che non ne favorisca l’attecchimento.
Che cosa è il biofilm?
All’interno degli impianti idraulici, i batteri possono essere presenti in forma libera, oppure in forma aggregata, quest’ultima viene chiamata “biofilm”: un agglomerato che tende a formare, all’interno delle tubature, un sottile strato di materiale biologico.
Il biofilm è molto più pericoloso dei batteri liberi, in quanto diventa l’ambiente ideale dove essi sono “incentivati” a crescere e proliferare, qui infatti, trovano protezione dall’azione dell’ambiente esterno e infinite occasioni di nutrimento.
Più della metà delle infezioni batteriche è dovuta alla formazione di biofilm, esso infatti, a livello microscopico è strutturato in modo che i fluidi possano circolare liberamente al suo interno, creando dei veri e propri canali preferenziali in grado di trattenere il nutrimento e, al contempo, favorire l’allontanamento delle sostanze “nocive” per i batteri come, appunto, i disinfettanti.
Abbiamo visto le ottime doti dell’acciaio inox e le sue azioni di contrasto verso i pericoli derivanti dalla formazione del biofilm, ora vediamo perché altri materiali per le tubazioni potrebbero avere delle performances peggiori.
L’utilizzo di tubazioni in rame per le linee dell’acqua sanitaria dei nosocomi è solitamente sconsigliato per due principali motivi:
- La minore resistenza meccanica e la maggiore malleabilità rispetto all’acciaio inox;
- In presenza di acque dure provenienti dall’acquedotto, la copresenza di sostanze per la disinfezione a base di cloro è in grado di favorire la trasformazione del rame in ossido di rame. Questa reazione rende il materiale delle tubazioni più poroso, favorendo a lungo andare la formazione di perdite dall’impianto.
All’interno degli ospedali, le tubazioni realizzate con polimeri e materiali a base di plastica sono altrettanto sconsigliate, in quanto, il periodico passaggio di composti del cloro per la sanificazione aumenta esponenzialmente i processi di invecchiamento di tubi e raccordi. La plastica tende precocemente ad indurirsi, perdendo le sue caratteristiche di flessibilità e creando delle spaccature longitudinali che porterebbero inevitabilmente a delle perdite di fluido.
I meriti del pressfitting in acciaio inox nei confronti degli impianti di acqua sanitaria per gli ospedali non si limitano soltanto alle doti del materiale, anche la sua tecnologia d’installazione può portare diversi vantaggi.
Le caratteristiche superiori del sistema pressfitting inox 316L dedicate agli impianti di acqua sanitaria degli ospedali
- L’acciaio inox AISI 316L non rilascia in alcun modo sostanze che potrebbero andare a contaminare l’igienicità dell’acqua sanitaria trasportata;
- Raccordi e tubazioni in acciaio inox sono in grado di resistere meglio e molto più a lungo, agli elevati shock termici a cui l’impianto può essere soggetto durante i frequenti cicli di disinfezione degli impianti ospedalieri;
- Velocità del processo di giunzione dei raccordi, con il pressfitting tutti gli impianti possono essere consegnati in meno della metà del tempo che servirebbe con altri sistemi;
- Igienicità nella posa dell’impianto, tramite il pressfitting non abbiamo bisogno di portare all’interno dell’ospedale sostanze potenzialmente inquinanti, come invece avviene con la saldatura. Gli unici residui che il pressfitting potrebbe lasciare sono le “pellicole sleeve colorate” ma essendo di plastica e facilmente individuabili possono essere immediatamente rimosse.
Alcuni dei fattori più importanti da monitorare in merito alle infezioni negli impianti ospedalieri
Tutte le strutture ospedaliere hanno un documento relativo alle procedure per salvaguardare l’igienicità dell’acqua sanitaria, esso deve includere una completa valutazione dei possibili rischi, l’intero schema degli impianti di distribuzione e le procedure operative ordinarie e straordinarie in caso di un constatato focolaio di virus o batteri.
È molto importante sapere anche per ogni utenza (rubinetti, docce, scarichi wc) con quanta frequenza essi vengano utilizzati. Sono infatti, le parti dell’impianto che non vengono utilizzate giornalmente ad essere a maggior rischio: senza passaggio continuo di acqua, le probabilità di ristagno e di formazione del pericolosissimo biofilm aumentano esponenzialmente.
Anche il mantenimento delle giuste temperature è un fattore molto importante per poter evitare la proliferazione di virus e batteri, soprattutto quello della legionella. In tutto l’impianto di distribuzione dell’acqua sanitaria, infatti, l’acqua fredda deve essere al di sotto dei 20 gradi °C, mentre quella calda deve superare i 55 gradi °C.
La pressione dell’impianto e il corretto e continuativo flusso dei fluidi dovrebbero poter essere monitorati costantemente, possibilmente attraverso l’adozione di sistemi di gestione dell’acqua intelligenti.
La legionella e la sua pericolosità
Una delle infezioni più pericolose che si possa prendere all’interno degli ospedali è la legionellosi o “malattia del legionario”, una tipologia di polmonite causata da alcuni ceppi di batteri che trovano negli ambienti acquatici – soprattutto se artificiali – il loro terreno di proliferazione ideale.
Come nel caso degli impianti idraulici di acqua sanitaria, le condizioni ideali per la proliferazione della legionella al loro interno sono:
- Rubinetti e utenze che non vengono utilizzati su base giornaliera;
- erogazioni d’acqua brevi e sporadiche;
- temperature di esercizio poco variabili e troppo favorevoli al ciclo vitale dei batteri (45° – 50° gradi C°)
- presenza di nutrienti e sedimenti di materiale organico (biofilm).
I batteri della legionella solitamente entrano nel corpo umano attraverso le vie respiratorie, sotto forma di aerosol o per l’aspirazione di acqua contaminata. I casi più gravi di legionellosi sono quelli inerenti a persone già debilitate, come lo sono purtroppo, i pazienti in degenza negli ospedali.
Possibili accorgimenti progettuali per ridurre il rischio di proliferazione di virus e batteri negli impianti di acqua sanitaria
Nella progettazione degli impianti di acqua sanitaria per gli ospedali, deve essere data primaria importanza agli accorgimenti in grado di minimizzare le possibili condizioni che potrebbero portare alla proliferazione di microrganismi e biofilm. La prima priorità da prendere in considerazione e quella di optare sempre per delle soluzioni in grado di permettere una facile disinfezione.
Nei contesti nosocomiali, molto spesso si tende a sovradimensionare gli impianti sanitari, in modo da poter facilmente ampliare le utenze, nel caso di future necessità di crescita dei reparti ospedalieri.
Spesso però, l’eccesiva dimensione degli impianti porta ad avere degli spezzoni di linee idrauliche collegate all’acquedotto ma non attive su base giornaliera. Tutto questo, in termini di igienicità dell’acqua erogata, potrebbe portare allo sviluppo di pericolosi patogeni.
Per evitare di mantenere tratti di tubazioni piene ma non utilizzate, la crescita dell’impianto dovrebbe essere pianificata in modo “modulare”. Attraverso l’uso dei sistemi di raccorderia idraulica come il pressfitting, che prevedono una vasta scelta di terminali dedicati, possiamo chiudere e svuotare temporaneamente le parti d’impianto che, al momento, si è deciso di non voler utilizzare, lasciandole comunque pronte per futuri ampiamenti.
Infine, la presenza di filtri nell’impianto è molto importante per garantire l’igienicità dell’acqua erogata, soprattutto se vengono utilizzati dei sistemi di filtraggio “intelligenti”, monitorabili e regolabili da remoto, come nel caso della gestione informatizzata degli impianti sanitari.
Sistemi intelligenti di gestione dell’acqua (IWMS)
Oltre a facilitare la gestione operativa degli impianti idraulici, nel merito delle specifiche applicazioni ospedaliere, un sistema IWMS (Intelligent Water Management System) può fornire tutta una serie di controlli e misure preventive in grado di monitorare la presenza di eventuali patogeni, e prevenire la stagnazione dell’acqua sanitaria all’interno degli impianti.
Tutto questo attraverso una serie di sensori di temperatura, contatori di flusso, misuratori di pressione e, non per ultimo, tramite l’erogazione negli intervalli esatti e nelle esatte concentrazioni, dei composti con presenza di cloro utilizzati per la disinfezione delle tubazioni.
In merito a quest’ultimo punto, Eurotubi Europa raccomanda il più assoluto rispetto delle procedure di sanificazione, al fine di evitare pericolosi principi di corrosione dovuti all’eventuale errato sovradosaggio di prodotti contenti il cloro.
Per un metodo ideale di disinfezione degli impianti di acqua sanitaria negli ospedali
Per mantenere gli impianti nella più completa igiene, è importante poter partire da una ineccepibile pulizia periodica, in modo che le biomasse di passaggio all’interno delle condotte, non possano “aggregarsi” in biofilm.
Se il biofilm ha già iniziato ad insediarsi, anche l’efficacia dei processi di disinfezione può essere messa in pericolo. Anche per questo è importante che la metodologia e la frequenza delle operazioni di pulizia siano attentamente riportate nel documento di valutazione del rischio.
Ribadiamo ancora l’importanza del dosaggio e della frequenza d’erogazione dei composti di disinfezione: un sovradosaggio, infatti, oltre a mettere potenzialmente a rischio la tenuta nel tempo dell’impianto, potrebbe divenire pericoloso anche per i tessuti umani, in caso di eventuale contatto.
D’altro canto, immettere dosi troppo basse di disinfettante potrebbe favorire il proliferare di virus e batteri, non permettendo ai cicli di disinfezione di portare a termine il proprio lavoro.
Nella scelta del composto chimico migliore per gli impianti di acqua sanitaria, è sempre bene tenere conto della composizione chimica dell’acqua proveniente dall’acquedotto. Acque particolarmente “dure”, ad esempio, potrebbero comportarsi meglio con determinati tipi di composti.
Durante le eventuali “crisi da contaminazione”, l’avere un quadro completo del livello di contaminanti presenti all’interno dell’impianto e la loro provabile ubicazione, può senz’altro aiutare a determinare il tipo di intervento da intraprendere.
Anche dal punto di vista della disinfezione, abbiamo visto come l’acciaio inox AISI 316L sia il materiale ideale per realizzare gli impianti di distribuzione dell’acqua sanitaria negli ospedali, soprattutto se abbinato alle doti tecniche dei raccordi pressfitting. Infine, abbiamo visto quali possono essere le problematiche dell’utilizzo di composti con presenza di cloro, sia per la disinfezione periodica, sia per quella straordinaria.
L’Ufficio Tecnico Eurotubi rimane a vostra disposizione per fornirvi ulteriori informazioni in merito.